Il diario è stato per tutti, e fin dalla sua prima invenzione, quella scrittura intima a cui si consegna la parte più segreta e fragile di sé stessi, ma anche quella più ostinata e più visionaria. Marilù Esustachio ha coltivato con una grande invenzione e qualità questo genere "ritroso" e riservato; ha dato a quei Taccuini nascosti, che tutti noi conserviamo in cassetti dimenticati, un plusvalore di bellezza e di senso che li hanno trasformati da "confidenze" in "opera". Il diario fu definito una volta "il barometro dell'anima" e quelli di Marilù Eustachio per misurare, con la precisione voluta, la variabilità e la mobilità dell'anima, chiedono il concorso degli schizzi, delle parole, dei disegni e dei colori. Perciò, io credo che questi Taccuini siano degli oggetti emozionanti e complessi; non tutti possono e devono essere letti, alcuni sono "segreti" e questa riserva di senso non rivelato è come il potenziale che infiamma e rafforza l'intera opera.

Graziella Lonardi Buontempo dal catalogo Il labirinto del tempo, “Taccuini 1986-2005” a cura di Perter Weiemair, Galleria d'Arte Moderna di Bologna, 2005